Pranayama

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La prima cosa che caratterizza un organismo vivo sotto il sole – e una società è un organismo – è la sua respirazione, questo scambio costante che unisce l’uno e il tutto, la parti- cella e l’insieme, paradigma di tutti i ritmi, apparentemente binari (inspirazione-espirazione), ma quaternari se si considerano le apnee, le due pose fluttuanti tra i poli: accogliere- restituire; prendere-donare; nascere-morire; giorno-notte. Questo ritmo della respirazione è quello inerente a ogni vi- ta sulla terra; la pulsazione del vivente. Ora, quel che colpisce a prima vista è che la respirazione di questa è malata. La sua aritmia è di natura asmatica. Essa pompa e aspira rumorosamente, ma non restituisce più quell’aria di cui si è gonfiata, per paura di esserne privata. E così soffoca a poco a poco, non per mancanza ma per eccesso.

Luce Irigaray

Il termine Pranayama designa un insieme di tecniche di respirazione la cui azione è innanzitutto liberare, armonizzare e migliorare la circolazione energetica nei canali sottili periferici e poi raccogliere l’energia nel canale centrale, Sushumna, lungo l’asse verticale, dove ritorna alla sua forma non polarizzata, indifferenziata.

Il ciclo respiratorio nel prânâyâma consiste di quattro fasi: inspirazione, pausa, espirazione, pausa. I tempi di pausa sono chiamati kumbhaka. Quando si accompagnano questi quattro tempi con una attenzione libera d’intenzione, la respirazione diventa regolare e molto tranquilla.

Sone effetti del pranayama:

  • portare la calma mentale, accompagnata da una pacificazione generale. Essendo respiro e pensiero intimamente legati, la pacificazione del primo consente la pacificazione del secondo. Un pensiero pacificato rende il mentale disponibile e un mentale disponibile può accogliere la gioia di essere, che è la vera finalità del pranayama.
  • alleggerire il respiro al punto da farlo divenire appena percepibile. Da quel momento si parlerà piuttosto di soffio, che è la modalità più fine della respirazione, il suo aspetto energetico. Il soffio, non più limitato ai soli condotti fisiologici, si diffonde ovunque.

Prana yama, il controllo del soffio, diventa allora prana ayama, la libera circolazione del soffio. Questo gioco di parole è una buona illustrazione della differenza tra un approccio tecnico, direttivo, ed un approccio più interiorizzato dove il non fare e la visione intuitiva sono in primo piano.