La settima delle 112 tecniche che ci propone il Vijñāna Bhairava (per una introduzione al testo leggi qui) lavora con un sistema di dodici cakra (centri energetici) associati a degli specifici fonemi e può essere considerata una pratica mantrica avanzata. Le vocali sanscrite, considerate sacre, sono viste come manifestazioni del suono primordiale (śabdarāśi) e come vibrazioni divine.
Per ciascun cakra oggetto di contemplazione si attraversano tre livelli di consapevolezza:
- Grossolano (sthūla): in cui ci si focalizza sull’aspetto fisico o manifesto del cakra.
- Sottile (sūkṣma): si percepisce il centro energetico come vibrazione o pulsazione.
- Supremo (para): si sperimenta il cakra come pura coscienza divina.
Ecco alcune traduzioni e relativi commenti.
Commentato come segue:30. Superando via via le dodici successioni, caratterizzate dai dodici fonemi, in base a una progressione di grosso, sottile, supremo, alla fine si invera Śiva.
Vijnanabhairava. La conoscenza del tremendo – A. Sironi (Curatore) Adelphi, 1989
I dodici fonemi meditati sui cakra sono A, Ā, I, Ī, U, Ū, E, AI, O, AU, AM, AH.
Questi fonemi si manifestano prima nel loro aspetto grosso, cioè percepibile all’udito, poi come potenze del nostro stesso pensiero ed infine come aspetti o organi della volontà divina, in corrispondenza coi tre stadi della parola o vocalità, cioè la parola corporea (vaikharī), la parola mezzana (madhyamā) e la parola veggente (paśhyantī).
Commentato come segue:30. Ci sono dodici centri successivi associati a dodici lettere, su cui ci si dovrebbe concentrare nei loro stati grossolano, sottile e supremo (rispettivamente). Trascendendo ciascun centro (successivamente), alla fine si realizza Śiva.
Vijnana Bhairava: The Practice of Centring Awareness – Swami, Lakshman Joo – Indica Books, 2003
[…] Esistono dodici stati successivi, krama-dvādaśakam, cioè un krama a dodici fasi. Questi dodici processi successivi, krama, sono spiegati nel commento. I punti sono: janmāgra, mūla, kaṇḍa, nābhi, hṛt, kaṇṭha, tālu, bhrūmadhya, lalāṭa, brahmarandhra, śakti e vyāpinī. […] Questi sono i dodici krama successivi, e questi dodici stati sono rappresentati dalle dodici vocali. […] Praticate e processate questi stati con consapevolezza grossolana, consapevolezza media e consapevolezza suprema.
Annotato come segue:30. Dodici centri di energia1 progressivamente più elevati associati a dodici lettere2 successive dovrebbero essere oggetto di appropriata meditazione. Ognuno di essi dovrebbe essere inizialmente contemplato in una fase grossolana, poi, abbandonata questa, in una fase sottile, e infine, lasciata anche questa, nella fase suprema, fino a quando il meditante si identifica completamente con Śiva.
Vijnanabhairava or Divine Consciousness: A Treasury of 112 Types of Yoga – Jaideva Singh
1. I dodici centri energetici successivi (krama-dvādaśakam) sono: 1 Janmāgra, 2 Mūla, 3 Kaṇḍa, 4 Nābhi, 5 Hṛdaya, 6 Kaṇṭha, 7 Tālu, 8 Bhrūmadhya, 9 Lalāṭa, 10 Brahmarandhra, 11
Śakti, 12 Vyāpinī. Questi sono conosciuti come dvādaśasthāna o i dodici stadi. Rappresentano le fasi dell’ascesa della kuṇḍalinī e corrispondono a dodici vocali.
I primi quattro stadi o stazioni o centri di energia sono inferiori (apara) e riguardano bheda o differenza:
I. Janmāgra: situato a livello dell’organo generativo, legato al janma (nascita). È conosciuto anche come janmādhāra (base della generazione) o janmasthāna (stazione coinvolta nella generazione).
II. Mūla: generalmente noto come mūlādhāra, il centro della radice, situato nella regione spinale sotto i genitali.
III. Kaṇḍa: una radice bulbosa o tuberosa, così chiamata per il suo intreccio di numerosi nervi.
IV. Nābhi: l’ombelico, vicino al Maṇipura cakra.
I cinque stadi successivi (parā-para) riguardano energie più sottili conosciute come bhedābheda:
V. Hṛd: il cuore.
VI. Kaṇṭha: la cavità alla base della gola.
VII. Tālu: il palato.
VIII. Bhrūmadhya: il centro tra le sopracciglia.
IX. Lalāṭa: la fronte.
Gli ultimi tre stadi riguardano energie sotto forma di parā o abheda:
X. Brahmarandhra: l’apice del cranio.
XI. Śakti: energia pura non costituente del corpo.
XII. Vyāpinī: l’energia che appare quando la kuṇḍalinī completa il suo viaggio.
2.Le dodici lettere successive sono le seguenti dodici vocali: a, ā, i, ī, u, ū, e, ai, o, au, am, aḥ. Queste vocali devono essere meditate nei suddetti dodici stadi della kuṇḍalinī.
Questa pratica (dhāraṇā) nella sua forma grossolana consiste in āṇavopāya, mentre nella sua forma sottile e suprema consiste in śāktopāya.
E nel concreto? Un suggerimento per la pratica potrebbe essere il seguente:
- Siediti in una posizione stabile e confortevole. Mantieni la schiena dritta e il corpo il più immobile possibile.
- Chiudi gli occhi e rilassati, lasciando che il respiro fluisca naturalmente.
- Visualizza ciascuno dei dodici cakra, uno alla volta, dalla base alla sommità, come una sfera luminosa, intonando la vocale sanscrita corrispondente ad alta voce, focalizzandoti sull’energia e sulla vibrazione.
- Ripeti la pratica in silenzio, lasciando che le vocali risuonino interiormente come una pulsazione sottile, cercando di percepire la qualità energetica di ogni vocale in ciascun cakra.
- Alla fine, visualizza tutti i dodici cakra insieme, brillanti, purificati e pieni di luce, mantenendo la consapevolezza simultanea di tutti i cakra.
Nota: Le citazioni, eccetto quella di Sironi, sono state tradotte in italiano dalla sottoscritta a partire dall’originale in inglese.